Quei prestiti allegri ad amici e compari
Piovono scuse, quando si tratta di erogare prestiti a imprenditori e famiglie senza "santi in paradiso". Ma se il richiedente è un certo Romain Zaleski....
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ROMA (WSI) - Le banche italiane tirano fuori diverse scuse - additando sempre la crisi - quando si tratta di dover erogare finanziamenti a imprese o a famiglie. Ma quando invece il richiedente fa parte della schiera di amici e compari, il discorso cambia. E così si arriva a ricoprire di credito illimitato personaggi discutibili come il finanziere franco-polacco Romain Zaleski e società ancora altrettando discutibili come la sua "Carlo Tassara spa" . Per questo motivo, come si legge nel comunicato stampa congiunto firmato da Elio Lannutti, numero uno di Adusbef e Rosario Trefiletti "Adusbef e Federconsumatori in esposti depositati ieri alle Procure della Repubblica, hanno chiesto di verificare comportamenti generosi dei banchieri verso Zaleski e Tassara beneficati da credito illimitato, al contrario restrittivi per la "clientela comune", con l’apertura di una inchiesta volta ad accertare se dietro tali allegre concessioni di credito a rischio sofferenza, non si possano configurare reati e comportamenti delittuosi, quali abusiva concessione del credito, incauti affidamenti, surrettizio controllo societario, triangolazione con società estere, già sanzionati penalmente da giudizi della Corte di Cassazione". Il titolo del comunicato di Adusbef e Federconsumatori è più che eloquente: Banche, gli allegri fidi elargiti senza garanzie al signor Zalesky e gli omessi controlli di Bankitalia finiscono sul tavolo delle procure; e, ancora, i banchieri negano pochi spiccioli ai piccoli imprenditori revocando gli affidamenti (ad es 5.000 euro alla voce), per foraggiare amici e compari. Insomma, un vero e proprio scandalo bancario, che viene perpetrato con Bankitalia che fa finta di niente. Nel comunicato si ricorda che: " una prudente gestione del credito e del risparmio, impone che prima di offrire affidamenti, i banchieri ed i relativi comitati fidi, debbano scrutinare la capacità del richiedente di poter far fronte alla restituzione del debito o di offrire garanzie tangibili per evitare di iscrivere i fidi a sofferenza (arrivati a 138 mld di euro al giugno scorso) evitando così perdite nei bilanci". Ora, il punto è che "questo principio di sana e prudente gestione del credito, può valere per i comuni mortali senza "santi in paradiso", che faticano non poco ad ottenere gli affidamenti per finanziare le loro intraprese, ma non per i "fiduciari" che alcuni banchieri possano scegliere, per poter controllare in tal modo, con generose ed illimitate aperture dei rubinetti del credito, da costituire in pegno alle stesse banche eroganti, assetti importanti del cosiddetto "capitalismo italiano". Il comunicato prosegue: "uno di questi "fiduciari" del "salotto buono bancario", si chiama Roman Zaleski, che avrebbe accumulato a fine 2008, a seguito della grave tempesta finanziaria e la caduta dei valori di borsa delle azioni date in pegno alle banche, perdite teoriche per circa 6 miliardi di euro. Nel 2008 Unicredit si era adoperato per salvare il finanziere Zaleski, con la ristrutturazione dei debiti della Carlo Tassara, che aveva registrato un buco da 1,6 miliardi di euro con un debito per 6,1 miliardi di euro. Di questi, 4,4 miliardi gli erano arrivati da banche italiane, e 1,6 da due straniere, Bnp Paribas (900 milioni) e Royal Bank of Scotland (700)". Unicredit piegata ai desideri del finanziarie insomma: "Montagne di quattrini, sottratti ad imprenditori più meritevoli, non per creare imprese, posti di lavoro, ricchezza, ma per comperare in Borsa pacchetti di società quotate a Milano, girate a garanzia di quei 6,1 miliardi di debiti con le stesse azioni del "salotto buono". In questi giorni si ripropone lo scandaloso problema della Carlo Tassara, ancora indebitata per 2,25 miliardi verso il sistema bancario italiano. Di questi 1,2 miliardi (per 800 milioni senza garanzie) sono debiti verso Intesa Sanpaolo mentre altri 500 milioni, in parte coperti da garanzie, sono dovuti a Unicredit, 200 milioni Mps, 150 Ubi, 130 Bpm (130 milioni), partecipate a loro volta dalla Tassara in un gigantesco conflitto di interessi tollerato da Bankitalia". Il punto, infatti, è che "la 'Carlo Tassara spa' del finanziere franco-polacco Romain Zaleski, per procedere alla terza ristrutturazione degli oltre 2,3 miliardi di debiti, in affanno dal 2008 a causa della crisi che ha sgonfiato il valore delle sue partecipazioni assunte a debito - ha in pancia significativi pacchetti delle principali banche italiane,dall'1,7% di Intesa Sanpaolo all'1,4% di Mps, dall'1,4% di Ubi all'1,17% di Mediobanca passando per Generali (0,68%),A2A (2,5%), Bpm (0,25%) e Mittel (19%). Tutto questo sporco giro di affari fa arrivare a una conclusione: "Concedere crediti illimitati e senza garanzie reali, rinnovandoli annualmente come le maggiori banche hanno effettuato alla Carlo Tassara, in cambio di acquisto delle azioni delle stesse banche, senza che la Banca d’Italia sia mai intervenuta, significa mettere a repentaglio il bene risparmio tutelato dalla Costituzione, senza contare le possibili violazioni penali per abusiva concessione di credito il quale, se impiegato per finalità clientelari, non può essere destinato alla clientela più meritevole soggetta a restrizioni ed addirittura a revoca con un preavviso di 24 ore (con il paradosso di 5.000 euro di fido revocato al giornale di inchiesta "La Voce delle Voci").