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A Cernobbio possibile incontro Viola-Almunia

Il piano europeo di Mps, più tagli, la banca frena sulla vendita dei Btp...

A Cernobbio possibile incontro Viola-Almunia

Il contenuto di questo articolo, pubblicato su www.corriere.it   - che ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di questo sito, che rimane autonoma ed indipendente.


MILANO —Mentre a Siena il Pd locale litiga sul vertice della Fondazione Mps, il presidente della banca, Alessandro Profumo, e l’amministratore delegato Fabrizio Viola, pensano al dossier caldo che ritroveranno lunedì sulle scrivanie: la trattativa con la Ue sui 4 miliardi di Monti bond. E studiano una stretta al piano di ristrutturazione per venire incontro alle condizioni della Commissione con l’obiettivo di definire il tema in due-tre settimane.

A fine luglio la pubblicazione della lettera del commissario alla Concorrenza, Joaquin Almunia, al ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, aveva reso noti i punti delicati della trattativa Roma-Bruxelles. L’obiettivo di Almunia è far sì che, alla fine della ristrutturazione, le banche aiutate dagli Stati possano camminare di nuovo stabilmente sulle proprie gambe. Ma nel caso di Mps ritiene che servano misure più incisive di quelle proposte da banca e Tesoro.

Solo sul taglio agli stipendi dei manager sembra che le posizioni non siano più così distanti: Viola e Profumo sono pronti al passo indietro per non compromettere la discussione, anche se verranno così penalizzati i manager chiamati a risanare Mps e non i responsabili delle perdite. Sugli altri punti, ben più rilevanti, la discussione sarà intensa anche se la disponibilità a venire incontro alle richieste della Ue c’è: un incontro tra Viola e Almunia potrebbe tenersi a Cernobbio il 6-7 settembre al workshop Ambrosetti, anche se la decisione finale sarà della Commissione e dunque tutta politica. La difficoltà nel confronto è accentuata dal cambio di prospettiva della Ue, specie dopo il caso Cipro: non più salvataggi a carico dei contribuenti («bail-out») ma una richiesta di contribuzione ad azionisti, obbligazionisti, creditori, dipendenti, manager («bail-in»). La modulazione tra le varie esigenze non è però facile. E Mps si ritrova ad essere il primo banco di prova di questa nuova impostazione.

La richiesta di chiudere il trading proprietario e l’esposizione in Btp (circa 25 miliardi) è considerata «insensata», dice una fonte a conoscenza del dossier: non solo perché costerebbe circa 320 milioni (la stima è di Saccomanni, secondo il quale comporterebbe ulteriori 5.000 esuberi, considerati però «gonfiati» da Almunia) ma anche perché esporrebbe Montepaschi ai rischi di una vendita obbligata, dando per di più ai mercati un segnale negativo sul rischio-Italia.

Sulla richiesta di un ulteriore taglio dei costi, Mps — che ha già varato un piano molto aggressivo con 4.600 dipendenti in meno — potrebbe puntare a un’ulteriore riduzione di sportelli, ma nell’ambito di un generale ridisegno del modello distributivo che faccia più leva su internet. Ma serve tempo. Altro fronte caldo sarà la richiesta Ue di limitare la remunerazione di bond subordinati e ibridi: Mps ha emesso 2 miliardi di bond «upper tier 2», in gran parte in mano ai risparmiatori, che rischiano adesso di vedersi congelata la cedola. Inoltre, Mps dovrà restituire alla scadenza i 29 miliardi di prestiti straordinari «Ltro» della Bce: ma i rischi sono per la redditività della banca, che risulterebbe svantaggiata rispetto agli altri istituti.

Fabrizio Massaro - fmassaro@corriere.it

 


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viola, profumo, almunia, piano, industriale, tagli