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Salgono a cinque i dossier aperti dalla Procura

A settembre i pm Nastasi, Natalini e Grosso studieranno ancora il caso con due nuovi fascicoli collegati. In tutto dunque saranno cinque i filoni investigativi.

Salgono a cinque i dossier aperti dalla Procura

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da ilsole24ore.it - che ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di questo sito, che rimane autonoma ed indipendente.


Sara Monaci


MILANO
Tra quindici giorni riprende l'inchiesta su Mps. Oltre Antonveneta, oltre i derivati "Alexandria" e "Santorini" e oltre i manager infedeli della "banda del 5%". A settembre i pm Nastasi, Natalini e Grosso studieranno ancora il caso con due nuovi fascicoli collegati. In tutto dunque saranno cinque i filoni investigativi.


I nuovi dossier. Il primo riguarda la posizione di Jp Morgan, già in parte inserita nelle indagini sull'operazione Antonveneta. Gli inquirenti vogliono capire ora il modo in cui la banca americana nel 2007 - durante la fase di aumento di capitale funzionale all'acquisto di Antonveneta da parte del Monte dei paschi - ha dato vita ad un accordo parallelo nascosto agli organi di vigilanza, che serviva a scaricare i rischi della sottoscrizione dei titoli Fresh sullo stesso Monte: la banca senese in sostanza avrebbe dovuto pagare cedole dei Fresh anche in assenza di dividendi, contrariamente a quanto previsto dalle norme di Bankitalia.

 

La società Jp Morgan è già indagata per illecito amministrativo relativo all'ostacolo alla vigilanza. Ora i procuratori vogliono trovare i manager responsabili. Sotto la lente ci sono gli accordi, i dialoghi e le decisioni prese dai vertici di Mps e di Jp Morgan nella primavera del 2007 (in particolare nel mese di aprile).

 

Nel secondo dossier ci finiranno gli intrecci tra politica e affari in Toscana, con un lavoro che coinvolgerà contemporaneamente la Procura di Siena e quella di Firenze. Allo studio la spartizione dei posti di potere tra i partiti del centrodestra e del centrosinistra, in parte riguardante Mps ma in parte anche altri settori finanziari.

 

Intanto si prosegue sugli altri tre dossier già noti, su cui le indagini sono state avviate già nel 2012. Prima di tutto l'operazione Antonveneta, cioè le modalità con cui sono state reperite le risorse per acquisire la banca padovana dal Santander nel 2007 (e dove è appunto coinvolta anche Jp Morgan). Le indagini sono state chiuse due settimane fa, e vedono 11 indagati: 9 persone fisiche, tra cui l'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari e l'ex dg Antonio Vigni, e 2 persone giuridiche, Mps e Jp Morgan. I reati contestati sono l'ostacolo alla vigilanza, la manipolazione del mercato e il falso in prospetto e in bilancio.

 

Nella ricostruzione fatta dai pm, fondamentale il ruolo dell'azionista di riferimento, la Fondazione Mps: le irregolarità rilevate nell'aumento di capitale per l'acquisto di Antonveneta servivano all'ente per mantenere il controllo della banca, pur dovendo affrontare un'acquisto molto oneroso (9,3 miliardi in tutto, più 8 miliardi di debiti da saldare in tempi brevi).

 

A settembre si tornerà a parlare anche di derivati e manager infedeli. Per quanto riguarda il prodotto rinegoziato nel 2009 con Nomura (Alexandria), il gip e il giudice del tribunale del Riesame hanno bloccato il sequestro preventivo di 1,8 miliardi richiesto dai pm, relativamente ai reati di usura e truffa aggravata. Le indagini però sono ancora in corso e gli inquirenti dovranno anche studiare la posizione di Deutsche Bank (per il prodotto finanziario Santorini).

 

A settembre inizierà il processo immediato per Mussari e Vigni, per quanto riguarda appunto il reato di ostacolo alla vigilanza sui due derivati. Derivati che, secondo la procura, sarebbero serviti ad abbellire il bilancio e cancellare precedenti perdite.

 

Infine i manager infedeli: ci sono già 6 indagati, tra manager Mps e broker esterni, accusati di aver fatto la "cresta" sui prodotti che sottoscriveva l'area Finanza del Monte. Le accuse sono riciclaggio e appropriazione indebita. Le inchieste sono arrivate anche in Svizzera e a San Marino, con 80 milioni già sequestrati. Il dossier è destinato a crescere.

 

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