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Banche popolari, Piazza Affari promuove

Banche popolari, Piazza Affari promuove la riforma e i titoli volano. Spread ai minimi. Il piano previsto dal Governo aumenterebbe l’appetibilità sul mercato e favorirebbe le aggregazioni. Attesa per le mosse della Bce

Banche popolari, Piazza Affari promuove

Da La Stampa


Banche popolari, Piazza Affari promuove la riforma e i titoli volano. Spread ai minimi

Il piano previsto dal Governo aumenterebbe l’appetibilità sul mercato e favorirebbe le aggregazioni. Attesa per le mosse della Bce

Piazza Affari promuove l’ipotesi di riforma delle banche popolari che il governo dovrebbe varare già domani col decreto investment compact. In apertura gli acquisti hanno premiato tutti i titoli del settore a partire da Bper (+11,3%), Banco Popolare (+8,4%), Bpm (in asta di volatilità +8,1%) e Ubi (+7,9%). Mps fa un balzo del 6,6% e finisce anch’essa in asta di volatilità mentre Carige è più cauta (+1,7%). Tra le popolari piccole in luce Creval (+11%), Popolare Sondrio (+7,6%), Etruria (+8,6%), Desio (+7,3%). 

 

Una riforma che favorisce le aggregazioni  

A spingere i titoli sono le attese per la riforma del settore prevista dall’Esecutivo , secondo quanto emerso nel corso del fine settimana. Prevederebbe l’abolizione del voto capitario, che garantisce a ogni azionista un voto in assemblea, indipendentemente dal numero di azioni possedute. Una novità che aumenterebbe l’appetibilità sul mercato degli istituti e favorirebbe le aggregazioni. «Non escludiamo inoltre che l’obiettivo della riforma possa essere quello di agevolare il consolidamento, e il salvataggio, di Mps e Carige», osservano poi analisti .  

 

Un risiko che punterebbe alla razionalizzazione dei costi  

Bpm è indicato, in un report di Mediobanca Securities, quale candidato preferito in un processo di consolidamento, al pari di Ubi Banca, sull’idea che in generale «eventuali aggregazioni non saranno ostili» e sulla base del fatto che Bpm e Ubi hanno circa il 20% dei dipendenti con più di 30 anni di anzianità, il che «lascerebbe maggior spazio per una razionalizzazione dei costi». Per l’intero compatto invece il beneficio del taglio dei costi del personale «potrebbe non essere significativo». Il vantaggio di eliminare il voto capitario, di fatto trasformate in public companies, sta più, secondo gli analisti di Piazzetta Cuccia, nei maggiori rendimenti e in una maggiore generazione di capitale nonché in un più facile accesso al finanziamento grazie alle economie di scala. Anche per Equita Bpm è la candidata più probabile in un eventuale risiko: «La banca gode infatti di ampia flessibilità strategica che le permette di garantirsi un ruolo di consolidatore e/o di target». «Lo scenario che preferiamo in caso di M&A fra popolari sarebbe un remake del deal con Bper», aggiunge la sim milanese. 

 

Spread ai minimi  

Nelle prime contrattazioni, lo spread si è attestato tra Btp e Bund è a 125 punti, contro i 129 della chiusura delle settimana scorsa, con un tasso decennale all’1,71%. Il differenziale tra Bonos e Bund si attesta a 103 punti con un rendimento dell’1,48%. 

 

Le mosse della Bce  

Mario Draghi probabilmente annuncerà un programma di acquisto di bond da 550 miliardi di euro giovedì, concentrato principalmente sui bond governativi in proporzione alla quota di ciascun Paese nel capitale della Bce e con la possibilità che le banche centrali nazionali si assumano almeno una parte del rischio. È la previsione di 60 economisti sentiti dall’agenzia Bloomberg, il 93% dei quali ritiene che la Bce si sia ormai decisa per il “quantitative easing” anti deflazione. Più in dettaglio, circa metà degli economisti prevede che la Bce indichi le dimensioni complessive del programma “QE” al consiglio direttivo di giovedì. Il 15%, invece, si aspetta che Francoforte si limiti ad annunci su base mensile, che potrebbero proseguire per un periodo predeterminato, oppure sulla falsariga della Fed americana, fino a quando non verrà raggiunto l’obiettivo di un’inflazione appena inferiore al 2%. Il 57% degli intervistati dall’agenzia americana prevede che il “QE” sia in gran parte concentrato sui titoli di Stato, con altri bond che giocherebbero un ruolo minimore. Un quarto degli economisti, invece, stima un mix di debito sovrano e altri titoli. Solo il 14% prevede acquisti esclusivi di debito pubblico