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Aumento capitale MPS sale a 2,5 miliardi

MPS dovrebbe varare oggi un aumento di capitale di 2,5 miliardi di euro. Il PD resiste all'ipotesi che la banca possa essere rilevata da un soggetto straniero o da un altro istituto straniero, ma non ci sarebbe altra soluzione credibile

Aumento capitale MPS sale a 2,5 miliardi

Aumento capitale MPS sale a 2,5 miliardi. Partner straniero? Il PD non vuole mollare (Investire Oggi - Finanza e Borse)

L’aumento di capitale per MPS sarà di 2,5 miliardi di euro, più dei 2,11 miliardi necessari a coprire il gap di capitale, che separa l’istituto dai requisiti minimi imposti dalla BCE per i casi di stress. Insieme alla cessione di Consum.it, dedito al credito al consumo, dei crediti dubbi e del bond Freshes, la banca vorrebbe presentarsi dinnanzi alla vigilanza unica europea con le carte più che in regola. Vorrebbe evitare che la ricapitalizzazione risultasse insufficiente anche stavolta. Quanto ai Monti-bond, l’obiettivo del presidente Alessandro Profumo sarebbe diventato adesso il rimborso integrale degli 1,1 miliardi di debito residuo verso il Tesoro e, addirittura, in via anticipata, rispetto alla tabella di marcia sinora indicata, che prevede la loro restituzione entro il 2017.

Che farà la Fondazione

Rispetto alle quotazioni attuali, i 2,5 miliardi ipotizzato equivarrebbero a oltre il 40% di diluizione del capitale per i soci che non partecipassero all’operazione. Il presidente della Fondazione, Marcello Clarich, non ha voluto fornire indicazioni certe su cosa farà l’Ente, che fino alla fine del 2013 controllava ancora l’istituto al 33,4% e fino a un paio di anni fa al 54%. Ha nominato Credito Fondiario advisor per essere coadiuvato nelle decisioni da assumere. Per Palazzo Sansedoni, la partecipazione pro-quota al secondo aumento in pochi mesi costerebbe 62,5 milioni. E’ probabile, comunque, che si muoverà coordinandosi con i fondi Fintech e BTG Pactual, con i quali ha sottoscritto in aprile un patto para-sociale, che vale complessivamente il 9% del capitale di MPS.

PD contro la cessione

Oggi, si tiene il cda della banca, che dovrà esaminare, tra l’altro, anche il piano di offerta inviato dalla holding di Hong Kong, NIT Holding Limited. Lo studio legale Luca Capecchi e Associati di Firenze ha confermato che l’offerta è pervenuta. Essa consiste in un investimento per 10 miliardi di euro. Ma le chances che la finanziaria asiatica possa farcela non sono alte. Dal Partito Democratico di Siena e della Toscana è partito un siluro contro una possibile scalata straniera o da parte di un istituto italiano di maggiori dimensioni. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Luca Lotti, ha dichiarato che era sbagliato quando il partito si occupava troppo di MPS, ma sarebbe altrettanto sbagliato se non se ne occupasse per niente.

Insomma, i democratici non vogliono mollare la presa sul terzo istituto italiano. Non vogliono rinunciare al controllo di una banca, che ha consentito loro per decenni di ramificarsi in ogni settore della vita cittadina e non solo.

Lo stesso Tesoro, però, sarebbe alla ricerca di un partner credibile, preoccupato che non ci saranno più nuovi appelli. Per MPS si dovrà trattare di una soluzione definitiva. Se anche questo aumento fallisse, risultando inadeguato nei prossimi mesi, l’unica strada che rimarrebbe praticabile per Siena sarebbe lo smembramento e la cessione dei singoli pezzi sul mercato. Il PD somiglia tanto all’orchestra che suonava sul Titanic, mentre la nave colava a picco.

     
 

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