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Da Intesa a Ubi, Bpm e Mps. Ecco i licenziamenti

Gli ultimi piani industriali che le banche italiane hanno sfornato e che coprono il periodo 2012-2015...

Da Intesa a Ubi, Bpm e Mps. Ecco i licenziamenti

da: Affari Italiani


Gli ultimi piani industriali che le banche italiane hanno sfornato e che coprono il periodo 2012-2015 saranno anche probabilmente gli ultimi che prevedono nuove assunzioni di giovani, ingressi che mirano più o meno a controbilanciare (anche se il saldo finale è già negativo sia a livello di singola banca sia a livello di sistema) l'uscita dal mercato del lavoro dei bancari che vanno in pensione, vengono licenziati, spostati ad altre mansioni o si dimettono spontaneamente per andare a fare un altro mestiere. Al netto, certo, di un'improbabile congiuntura economica che nel prossimo quinquennio possa portare in Italia tassi cinesi di crescita del Pil. La fotografia attuale, però, non lascia presagire nulla di buono: gli istituti di credito tricolori sono alle prese con un cambiamento epocale del loro modello di business sempre più incentrato sull'home banking e meno sulla rete, registrano un livello complessivo dei crediti problematici che non accenna a scendere, hanno un funding gap che Goldman Sachs per il 2014 ha quantificato in circa 16 miliardi e devono fronteggiare una recessione/ripresa asfittica che continuerà a comprimere gli utili. Voce, quest'ultima, che potrà sicuramente giovarsi dell'assist del governo Letta sulla deducibilità fiscale delle svalutazioni e delle perdite su crediti inserito nella legge di Stabilità, ma su cui pesa ancora l'incertezza dei criteri che la Bce userà per valutare, ad esempio, nel dettaglio i Btp nell'asset quality review che partirà da novembre e che durerà per quasi tutto il 2014.

Considerando che dal 2015 saranno dolori (e un assaggio è già arrivato con la disdetta anticipata del contratto nazionale da parte dell'Abi), gli ultimissimi aggiornamenti di alcuni piani industriali delle prime otto banche italiane, a fronte di uscite volontarie e incentivate, prevedono infatti, d'intesa con il sindacato, anche l'ingresso di giovani o la stabilizzazione di contratti precari. Contratti che hanno comunque un impatto minore sul monte complessivo del costo del lavoro rispetto ai livelli d'inquadramento di quanti, seppur in manier soft, sono stati accompagnati ora alla porta.

In UniCredit, l'accordo sil piano industriale 2010-15 prevede 800 prepensionamenti volontari e incentivati, ma extra piano, a maggio di quest'anno l'istituto guidato da Federico Ghizzoni ha deciso di assumere 520 giovani bancari, ingressi che saranno finanziati dal Fondo per la nuova occupazione, istituito da Abi e sindacati nell'ultimo accordo sul contratto nazionale di categoria.

284, invece, sono le assunzioni a cui se ne aggiungeranno altre da concordare entro l'anno (l'accordo verrà siglato in questi giorni) in Ubi Banca. Gruppo in cui l'accordo sul piano industriale 2012-15, firmato a novembre e successivamente integrato, prevede oltre 900 uscite volontarie e incentivate, di cui 700 già realizzate e 200 da realizzare entro l'anno prossimo.

160 nuove assunzioni con corsia preferenziale per i lavoratori interinali e precari anche nella Banca Popolare di Milano di Andrea Bonomi e Piero Montani, istituto in cui le strategie fissate nel piano industriale per il triennio 2012-2015 prevedono oltre 800 uscite volontarie da adesso al 2015.

Stabilizzazione di almeno 160 giovani precari con un'anzianità di servizio di sei mesi, che si aggiungono alle 200 del piano precedente, anche in Bnl, su cui batte la bandiera francese di Bnp-Paribas. A fronte di questi ingressi, nell'ultimo piano industriale i transalpini hanno previsto da adesso fino al 2015 450 ulteriori uscite volontarie in più rispetto alle 1100 già concordate nel piano 2012-14, tra pensionamenti ed esodi incentivati.

In Banca Popolare dell'Emilia Romagna, l'amministratore delegato Luigi Odorici ha subordinato 150 nuove assunzioni qualora il gruppo riesca a raggiungere il target di 650 domande d'uscita (sempre tra esodi e prepensionamenti). Esuberi che sulla carta, nell'ultimo accordo sul piano industriale 2012-2014, devono essere tra pensionamenti volontari e incentivati economicamente almeno 450 entro il 2014.

Un po' più avara di assunzioni, invece, Banca Intesa, la prima delle banche italiane, già appesantita da una rete di sportelli che è la più capillare lungo la dorsale italica. Al netto del piano annunciato dal neo amministratore delegato Carlo Messina che arriverà a breve, l'ultimo accordo banca-sindacati è stato firmato ad aprile e riguarda la fusione per incorporazione di alcune banche del gruppo fra cui Biis, le banche umbre del territorio, Carisap fusa in Banca Adriatico, Neos Finance e Personal Finance. Accordo che prevede 600 uscite volontarie e incentivate entro il 31 dicembre di quest'anno e la stabilizzazione di 100 precari, anche queste, come sta avvenendo in UniCredit, finanziate grazie al Fondo per la nuova occupazione.

Nessun ingresso a fronte di accompagnamenti light all'uscita, infine in Banco Popolare, dove l'amministratore delegato Pier Francesco Saviotti ha annunciato 675 esuberi, uscite che avverranno a scaglioni da adesso al 2015 e in Banca Montepaschi, dove per soddisfare le indicazioni dell'Unione Europea gli esuberi totali fissati dall'aggiornamento dell'ultimo piano industriale sono saliti complessivamente a 8000 (entro il 2017, da 4900). Per ora, a Palazzo Sansedoni, sono state realizzate 2700 esuberi attraverso esodi volontari e la cessione della controllata Biverbanca a Cr Asti.


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crisi, licenziamenti, assunzioni,ccnl