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Mps, nuovi soci o nazionalizzazione

Accordo Almunia-Saccomanni sugli aiuti di Stato alla banca: 12 mesi per un aumento da oltre un miliardo

Mps, nuovi soci o nazionalizzazione

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Stampa - che ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di questo sito, che rimane autonoma ed indipendente.


GIANLUCA PAOLUCCI
INVIATO A CERNOBBIO
 

Un aumento di capitale da oltre un miliardo entro 12 mesi dall’approvazione del nuovo piano oppure la conversione dei Monti bond in azioni Mps. È una delle condizioni, la più gravosa, dell’accordo politico raggiunto ieri a Cernobbio tra il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni e il commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia. 

 

La sua conseguenza è, più banalmente, che se non arrivano nuovi soci di controllo entro 12-14 mesi, in grado di immettere una cifra fino a due miliardi per rafforzare il capitale del Monte - che oggi ne capitalizza appena 2,5 -, lo Stato dovrà nazionalizzare l’istituto.  

A spiegare le linee guida dell’intesa è stato lo stesso Almunia. «Come sapete nei mesi scorsi siamo stati in contatto con il Tesoro italiano per Mps. Abbiamo continuato le nostre conversazioni durante il mese di agosto. Un accordo molto importante è stato raggiunto nei giorni scorsi dai nostri uffici e oggi lo abbiamo concluso con Saccomanni», ha spiegato Almunia nel tardo pomeriggio di ieri. Un accordo «su aumento di capitale, modello di business, tagli e su cosa fare se l'aumento di capitale non funziona», ha continuato il commissario.  

 

Ovvero, chiarisce Almunia, «un aumento di capitale entro 12 mesi più grande di un miliardo (la cifra contenuta nel piano originario di Mps e già deliberata dai soci, ndr). Se fallisce dovrà scattare la conversione in azioni dei Monti bond. Di fatto, un Tesoro italiano con le spalle al muro e una banca che presumibilmente da domani dovrà iniziare a darsi da fare per la ricerca dei nuovi azionisti che sottoscriveranno l’aumento. I tempi: Mps dovrà adesso presentare un nuovo piano di ristrutturazione che tenga conto dell’intesa di ieri, che il Tesoro dovrà a sua volta sottoporre a Bruxelles. Una volta esaminato, il piano diventa effettivo e partono i 12 mesi di tempo. Ragionevolmente, una procedura che occuperà tra uno e due mesi, ha detto lo stesso Almunia.  

 

L’aumento di capitale non è l’unico punto «sfidante» per i vertici di Mps. La banca guidata da Fabrizio Viola e Alessandro Profumo dovrà ridurre il portafoglio di titoli di Stato, oggi pari a circa 29 miliardi. Dovrà agire con più decisione sul taglio dei costi e dei compensi e dovrà rivedere il proprio modello di business in maniera profonda.  

 

«Oggi abbiamo trovato l’accordo anche per le cose su cui non c’era intesa», ha detto Almunia ai giornalisti, ma ancora ci sarebbe spazio per delle limature. Non a caso i tecnici del ministero che hanno lavorato in questi mesi sul dossier e lo stesso Saccomanni si sono incontrati lungamente ieri sera a margine del Workshop Ambrosetti per definire i termini dell’intesa politica e capire quanti e quali spazi ci sono per eventuali ammorbidimenti.  

 

I termini dell’intesa non hanno sorpreso i vertici di Mps - Viola era tra i partecipanti al Workshop di Villa d’Este e ieri sera era alla cena di gala - che stimavano anzi tempi più lunghi per il via libera. Di certo l’accordo toglie l’incertezza.  

 

Viola e Profumo erano già al lavoro sulla revisione del piano, con la previsione di maggiori tagli di dipendenti ma con un nuovo piano di esuberi e non licenziamenti. Mentre la riduzione del portafoglio di Btp sarà agevolata dai titoli da portare a scadenza entro 5 anni. Il piano potrebbe arrivare in consiglio tra fine settembre e metà ottobre. E l’aumento di capitale era già previsto nel corso del 2014. L’ammontare a questo punto - salvo «ammorbidimenti» - dovrebbe avvicinarsi ai due miliardi ipotizzati dalla stampa già nei mesi scorsi. «Mi fa piacere che l’accordo ci sia - ha detto a caldo Viola -. I contenuti li commenterò domani». 


da: Il Sole 24 Ore

Mps, accordo Governo-Ue su piano ristrutturazione. Aumento di capitale da oltre 1 miliardo

 

a cura di Radiocor

 

C'é l'accordo «su tutti i punti» tra la Ue e il Governo italiano sul Monte dei Paschi. Lo ha annunciato il commissario europeo alla concorrenza Joaquin Almunia. «Gli ultimi aspetti sono stati chiariti oggi nell'incontro con Saccomanni». Il piano dovrà essere approvato entro due mesi al massimo.

 

Il Monte dei Paschi dovrà fare un aumento di capitale entro dodici mesi dall'approvazione formale da parte di Bruxelles, ha detto Almunia sottolineando che si tratta di piano di ristrutturazione «più grande di un miliardo» che è l'importo già deliberato da Siena. Almunia non ha voluto indicare in dettaglio se si tratti di un aumento da due miliardi. Tra le condizioni del via libera al piano di ristrutturazione c'é la previsione che nel caso in cui la ricapitalizzazzione fallisca ci sarà - ha puntualizzato Almunia - «la conversione dei Monti bond». 

 

Si tratterà in questo caso della nazionalizzazione della banca e della inevitabile successiva cessione a terzi.

 

«Il Monte dei Paschi dovra' cambiare il modello di business e renderlo sostenibile», ha spiegato il Commissario europeo alla Concorrenza incontrando i giornalisti. Altro punto cardine del piano di ristrutturazione sarà «la riduzione dei costi». 

 

E un terzo punto dovrà essere la riduzione del portafoglio di titoli di Stato in pancia alla banca "gradualmente". 

 

Almunia non ha voluto precisare i dettagli del piano e quali punti fossero ancora da definire oggi. Il commissario europeo ha quindi riferito che i contatti tra i servizi di Bruxelles e il Tesoro non si sono mai arrestati nelle ultime settimane e oggi si è raggiunto quello che il Commissario ha definito "accordo politico". Questo accordo politico dovrà ora riflettersi nel piano di ristrutturazione da rimandare da parte del Tesoro agli uffici di Bruxelles per avere il formale via libera entro l'arco di tempo indicato da Almunia. 

 

Il Commissario europeo ha quindi riferito che nell'incontro con il premier Enrico Letta sono stati affrontati i punti dell'accordo raggiunto con Saccomanni poco prima. «Adesso è possibile una conclusione veloce del caso che può essere chiuso formalmente nel giro di qualche settimana, poco più di un mese, al massimo entro due mesi»". Rispondendo ai giornalisti Almunia non ha specificato se il nuovo modello di business sarà quello di una banca locale limitandosi a spiegare che la richiesta di riduzione del portafoglio dei titoli del debito sovrano è stata una costante da parte dell'antitrust comunitaria.


da Il Sole 24 Ore di oggi

 

Almunia: «C'è l'accordo su Mps»

Marco Ferrando


CERNOBBIO. Dal nostro inviato

 

Non è ancora scritto nero su bianco, ma sostanzialmente il via libera della Commissione europea al nuovo piano Mps c'è. Però nel pacchetto figura anche un probabile allargamento dell'aumento di capitale, che da un miliardo potrebbe arrivare al doppio, e un orizzonte temporale definito per completarlo: dodici mesi. A darne annuncio è stato ieri il Commissario europeo alla Concorrenza, Joaquin Almunia, che al Workshop Ambrosetti di Cernobbio ha incontrato il ministro a economia e finanze Fabrizio Saccomanni (si veda l'articolo a pagina 3) e ha fatto il punto sulla trattativa tra il Governo italiano e la Commissione europea per l'autorizzazione al piano di salvataggio della banca, compresi i quattro miliardi di Monti bond che ne sono alla base.

 

L'accordo tra Roma e Bruxelles è stato raggiunto «su tutti i punti», ha detto ieri Almunia, dopo un'estate di trattative febbrili. Ora manca solo la firma, che arriverà dopo la consegna da parte della banca del piano aggiornato: questione di settimane, «al massimo di due mesi», ha specificato il commissario. Poi, si apriranno i dodici mesi di tempo per chiudere la ricapitalizzazione, che in caso di fallimento – ha specificato lo stesso Almunia – renderebbero necessaria la conversione dei Monti bond sottoscritti dal Tesoro, che così entrerebbe nell'azionariato.

 

Il via libera era nell'aria già da ieri mattina a Cernobbio, con la professione di ottimismo fatta da Saccomanni: «Credo che abbiamo fatto un buon lavoro, e che le prospettive siano positive». Ora le parole inequivocabili di Almunia sgombrano il campo da ogni incertezza: da domani sarà più agevole, per il vertice di Mps, proseguire nella ricerca di un socio forte per Rocca Salimbeni cui proporre l'ingresso in occasione dell'aumento di capitale riservato.

 

Ma le difficoltà restano: i tempi stretti potrebbero indebolire la posizione negoziale del Monte, che intanto dovrà rispettare anche le nuove condizioni poste dall'Europa. Il portafoglio titoli di Stato e derivati del Monte dei Paschi di Siena – circa 40 miliardi in totale – «dovrà essere gradualmente ridotto nel corso del piano di ristrutturazione» della banca, ha scandito Almunia, che poi ha ricordato la necessità di agire sulla riduzione dei costi; sul tavolo ci sono in particolare quelli legati al personale, con la questione degli eventuali esuberi che – si apprende – sarebbe stata oggetto di uno scambio di battute anche durante il breve incontro tra il Commissario e il premier Enrico Letta. Infine, il nodo del business model: «Abbiamo richiesto alcune modifiche», ha detto Almunia; un passaggio tra i tanti, certo, che però potrebbe rivelarsi non di agevole realizzazione se si considerano già gli sforzi compiuti dal Monte nel corso degli ultimi due anni per rivedere il profilo del gruppo.

 

«Mi fa piacere che abbiano trovato l'accordo, ora aspettiamo di vedere i contenuti», ha commentato ieri sera l'ad Fabrizio Viola. Nei prossimi giorni, con il presidente Alessandro Profumo convocherà un cda per recepire le istanze e mettere definitivamente a punto il piano, che nella sua versione definitiva sarà spedito a Bruxelles.

 

Intanto, come accennato, proseguirà la caccia a nuovi investitori: escluso che una quota dell'aumento di capitale possa essere sottoscritta dalla Fondazione Mps – al contrario, tanto più elevata sarà la ricapitalizzazione tanto maggiore sarà la diluizione dell'ente, oggi di poco sopra al 33% – l'attenzione del vertice della banca resterà concentrata sui soggetti internazionali, investitori di lungo periodo con l'Italia nel radar come i fondi sovrani. Impossibile, invece, il coinvolgimento di soggetti italiani come Cassa depositi e prestiti e Fondo strategico: leggi e statuti lo impediscono.


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