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Profumo: A Siena resterà il 10% di MPS

"Ma se non fossimo arrivati io e Viola la Banca non esisterebbe più" ha detto il presidente. "La nazionalizzazione non è scongiurata"

Profumo: A Siena resterà il 10% di MPS

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Repubblica.it - che ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di questo sito, che rimane autonoma ed indipendente.


“Il pacchetto di azioni Mps della Fondazione è destinato a scendere sotto il 10%. Non c’è certezza di evitare la nazionalizzazione della Banca, ma senza Viola e me il Monte dei Paschi oggi non esisterebbe più”.

Alessandro Profumo shock alla Festa del Pd alla Fortezza di Siena ieri sera intervistato dal giornalista Sergio Rizzo.

Il presidente della Banca, in carica dall’aprile 2012 e di pochi mesi preceduto dall’amministratore delegato Fabrizio Viola, dice in faccia ai senesi, a muso duro, quello che i cittadini del Palio non avrebbero mai voluto sentirsi dire: abbandonato il “mito”, custodito per 500 anni, di mantenere il controllo assoluto della Banca con oltre il 50% delle azioni, i senesi dovranno rassegnarsi a detenere nell’arco di pochi mesi una quota residuale di proprietà sotto il 10% e, per di più, non è scongiurato il rischio che il Monte torni ad essere una Banca dello Stato.

Tutto a causa del debito accumulato dalla Fondazione nell’effimero tentativo di mantenere il controllo assoluto di Rocca Salimbeni con successive ricapitalizzazioni imposte dall’acquisto di Antonveneta, colpa delle crisi economica globale, ma anche della mala gestio degli ultimi anni a Siena.

“Quando le scelte delle persone sono basate su logiche di appartenenza, qualunque essa sia, e non sulla capacità – ha sferzato in proposito Profumo - si finisce per mettere insieme degli uomini che privilegiano appunto la logica dell'appartenenza. Ed è quello che è stato fatto al Monte dei Paschi, un problema rilevante".

A proposito del rischio di nazionalizzazione, Profumo si è detto "convinto che la Banca possa restituire il prestito di Stato, ma non ho la certezza che ci riesca: il contesto esterno non ci aiuta".

Investitori stranieri? "Se esistono ben vengano. Ma mi pare strano che, se ci sono davvero, non abbiano ancora parlato con chi detiene il 33% delle azioni, cioè la Fondazione Monte Paschi. Chiacchierare è molto più semplice che mettere i soldi sul tavolo. Poi - ha proseguito Profumo, eventualmente, questi soggetti non devono andare bene solo a noi, ma anche alla Banca d'Italia. Io non sono andato a cercare nessuno, la situazione di incertezza non ce lo permette". 

Il presidente Mps ha ribadito che i piani della Banca prevedono che “è assolutamente opportuno ridurrei costi e fare un aumento di capitale consistente, con un impatto sulla Fondazione in termine di capitale sociale. Alla fine del percorso la Fondazione sarà, dunque, sensibilmente sotto il 10 per cento.

E’ la matematica che lo dice e non Profumo.

L'alternativa è di essere comprati. Babbo Monte - ha poi detto Profumo usando una tipica espressione senese con cui ci si è sempre riferiti alla Banca - ha finito i soldi, è un dato di fatto: non li ha finiti Profumo ma sono stati finiti sulla base di una serie di scelte che la comunità locale ha fatto.

Ora bisogna avere la capacità di ripensarsi, la sfida è positiva.

Non bisogna recriminare e guardarsi indietro". Infine una nota autobiografia sulla sua venuta a Siena poco più di un anno fa.

Profumo ha detto che non era sua intenzione avere l'incarico di amministratore delegato della Banca, come gli era stato proposto. "Non volevo avere lo stesso ruolo di Banca Intesa - ha sottolineato - essendo impegnativo e corrosivo. Ho detto di no per due mesi, anche a pressioni politiche, essendo la situazione della Banca complessa. Poi ho pensato che era opportuno dare un contributo come presidente”.


Intanto la Banca vive in Borsa un Ferragosto felice grazie alla discesa dello spread, che avvantaggia l’istituto senese avendo esso in pancia buoni di Stato per oltre 20 miliardi. Il titolo in quattro sedute ha recuperato il 12%, Ma il continuo congelamento degli spread non basta a giustificare il rialzo: agli operatori è piaciuta la visita lunedì scorso del presidente Profumo ad Enrico Letta, interpretata come la disponibilità di Palazzo Chigi a sostenere in sede Ue, dove non tutti sono convinti, la praticabilità dei Monti Bond.

E' una partita da quattro miliardi ed è ancora incerta: dopo che a metà luglio il commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia ha scritto al ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, per chiedere maggiore rigore del piano industriale Mps, non se ne è saputo più nulla.

L'amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola ha già detto che la banca è disposta "a migliorare il piano sotto forma di ristrutturazione" e nei giorni scorsi da Palazzo Chigi era filtrato che sulla questione "è in errore Bruxelles".

Ora c'è più ottimismo e dai minimi storici di metà aprile il titolo ha guadagnato il 40%, con lo spread che comunque dà una mano importante.

Un recupero significativo per il Monte, anche se gli analisti delle banche d'affari appaiono sempre molto prudenti, con una nuova ipotesi introdotta da Bank of America: secondo un report, non sarebbe infatti da escludere che per incrementare il patrimonio Mps lanci un 'debt-to-equity swap', cioè la trasformazione in titoli di parte del debito.

Non è ancora tecnicamente un aumento di capitale ma ci assomiglia molto.

Nel Ferragosto senese c’è attesa, infine, oltre che per il Palio in programma domani 16 agosto, anche per la nomina del nuovo presidente della Fondazione Mps.

Il sindaco Pd Bruno Valentini propone un nome di alto profilo, fuori dalle logiche locali, quello dell'ex presidente dell'Autorità garante della privacy Francesco Maria Pizzetti, professore alla Luiss e già consigliere costituzionale di Romani Prodi.

Valentini tratta con il presidente della Provincia, Simone Bettini, altro grande elettore della Fondazione, democrat anche lui, ma di diversa corrente politica locale.

Il 20 torna a riunirsi la nuova deputazione generale a cui spetta, almeno formalmente, la nomina. 


Da: Siena News

Profumo (Mps) alla festa del Pd: “Tra cinque anni vorrei una Banca indipendente con sede a Siena, con più qualità e una tecnologia di servizi migliori”

“Mps, nel mio auspicio, tra cinque anni, sarà una banca indipendente, basata a Siena, con molti meno sportelli, con una qualità e una tecnologia di servizi migliori. Per fare questo il conto economico dovrà essere in utile e dovremo ridurre i costi, fare un aumento di capitale consistente, ridurre l’impatto della Fondazione in termine di capitale sociale. Alla fine del percorso la Fondazione sarà sensibilmente sotto il 10 per cento, e’ la matematica che lo dice. L’alternativa e’ di essere comprati”. E’ stato questo uno dei passaggi più rilevanti dell’intervista di Sergio Rizzo, giornalista del Corriere della Sera ad Alessandro Profumo, presidente Banca Mps che si è svolta ieri, mercoledì 14 agosto alla Festa del Pd di Siena.

 

Siena è un città che ha avuto forti aspirazioni e ambizioni. “Babbo Monte – ha poi detto Profumo usando una tipica espressione senese con cui ci si e’ sempre riferiti alla banca – ha finito i soldi, e’ un dato di fatto: non li ha finiti Profumo ma sono stati finiti sulla base di una serie di scelte che la comunità locale ha fatto. Ora bisogna avere la capacita’ di ripensarsi, la sfida e’ positiva. Non bisogna recriminare e guardarsi indietro ma lavorare per fare leva sui tanti punti di forza che ci sono, anche a Siena. Questa città ha avuto forti aspirazioni e ambizioni nel passato che le hanno permesso di avere istituzioni prestigiose e ben superiori alla sua dimensione territoriale. La capacità di ripensare al futuro sarà determinante ora che le risorse non ci sono più”.

Mps vede un valore aggiunto nella città di Siena. “Io mi auguro – ha detto Profumo – che la Banca resti a Siena perché la città fa parte della sua identità. Ogni organizzazione ha elementi identitari, per noi Siena è importante. E’ chiaro anche che occorre cambiare una mentalità che fa parte del passato. Mps è una Banca sul mercato che ha ricevuto 4 miliardi dallo Stato, che deve discutere con l’Ue. E’ patologico che siano rilasciate dichiarazioni da parte di chi rappresenta le istituzioni locali che rischiano di danneggiare la comunità. E’ patologico, fa parte del passato e occorre cambiare questo atteggiamento”.

 

Soci stranieri. “Se esistono gruppi stranieri interessati alla Banca ben vengano, ma mi sembra molto strano che non parlino con chi in questo momento detiene il 33 per cento delle azioni di Mps o non parlino con la Banca stessa. Parlare e’ più facile rispetto a mettere soldi sul tavolo. Se ci fossero soci interessati oltre ad andare bene a noi dovrebbero andare bene anche alla Banca d’Italia. Io non sono andato a cercare nessuno perchè la situazione di estrema incertezza non ce lo permette”.

 

Gli errori del passato: le logiche di appartenenza e Antonveneta. Nel corso dell’intervista di Sergio Rizzo, il presidente di Banca Mps ha parlato anche della situazione attuale e delle cause che l’hanno determinata. “Quando le scelte delle persone – ha detto Profumo – sono basate su logiche di appartenenza, qualunque essa sia e non sulla capacita’, si finisce per mettere insieme delle persone che privilegiano appunto la logica dell’appartenenza ed e’ quello che e’ stato fatto al Monte dei Paschi, un problema rilevante. L’altro aspetto critico – ha aggiunto – e’ stato l’acquisto di Antoneveneta per cassa, i cui problemi si stanno verificando anche oggi”.

Profumo ha anche parlato delle sue incertezze sull’accettazione dell’incarico di presidente: “Prima di accettare ho detto di no per due mesi, e in quel periodo ho avuto molte sollecitazioni, anche politiche e poi ho sentito che fosse necessario dare il mio contributo. Fino ad oggi abbiamo fatto un ottimo lavoro, specie sui tagli dei costi. Senza Viola e il sottoscritto oggi la banca non esisterebbe visti i problemi consistenti e la probabilità di nazionalizzazione che era estremamente forte. Abbiamo oggi molte più probabilità di riuscire ad evitare la nazionalizzazione ma non abbiamo ancora la certezza”. Sono convinto che si possa restituire il prestito di Stato, ma non ho la certezza che ci si riesca: il contesto esterno non ci aiuta”.