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Rossi: Non ci fu istigazione al suicidio

Il capo della comunicazione della banca senese compì un gesto "assolutamente volontario, vista la disastrosa condizione emotiva che viveva nei giorni dell'esplosione della crisi della banca". E' la conclusione degli inquirenti sul caso

Rossi: Non ci fu istigazione al suicidio

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Repubblica - che ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di questo sito, che rimane autonoma ed indipendente.


MILANO - David Rossi non fu istigato a commettere suicidio, la sera del 6 marzo 2013. I pm Nicola Marini e Aldo Natalini hanno chiesto al gip l'archiviazione dell'inchiesta relativa alla scomparsa dell'ex numero uno della comunicazione dell'istituto senese, che si era gettato dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni. Il fascicolo era stato aperto con l'ipotesi di "istigazione al suicidio". Gli inquirenti hanno ricostruito gli ultimi giorni di Rossi, anche con l'audizione di testimoni come l'ad della banca, Fabrizio Viola, a cui il giornalista aveva inviato un'email, come unico destinatario, la mattina del 6 marzo, chiedendo aiuto e minacciando: "Stasera mi suicido, sul serio. Aiutatemi!!!". Viola, in quei giorni all'estero, non avrebbe però ricevuto quest'email dal suo manager, solo altre con toni meno allarmanti.

Secondo i pm sarebbe pure da escludere l'ipotesi che a spingere Rossi al suicidio sia stata l'idea che qualcuno, dentro la banca, lo accusasse di aver diffuso informazioni sensibili la sera del 28 febbraio, dopo il cda Mps che aveva deliberato l'azione risarcitoria contro Nomura e Deutsche Bank, e l'azione di responsabilità verso Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. 
I magistrati, insomma, non hanno trovato riscontri all'ipotesi di istigazione al suicidio, e hanno concluso che si trattò di un gesto "assolutamente volontario, vista anche la disastrosa condizione emotiva che viveva Rossi negli ultimi giorni antecedente al suicidio".

Intanto, per il filone di inchiesta sull'acquisizione di Antonveneta, che vede indagate nove persone e due banche (Mps e Jp Morgan) per sei ipotesi di reato, i legali sono riusciti a ritirare gli atti del lavoro istruttorio: quasi due anni, 40 faldoni e oltre 20mila pagine.

di ANDREA GRECO e FRANCESCO VIVIANO