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I pm interrogano per sei ore Baldassarri

Un interrogatorio fiume durato oltre 6 ore. Ma gli esiti sono incerti, e non tutti sembrerebbero soddisfatti.

I pm interrogano per sei ore Baldassarri

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Un interrogatorio fiume durato oltre 6 ore. Ma gli esiti sono incerti, e non tutti sembrerebbero soddisfatti. 

Ieri l'ex responsabile dell'area finanziaria del Monte dei paschi di Siena, Gian Luca Baldassarri, in custodia cautelare in carcere da metà febbraio e accusato di essere il capo della cosiddetta "banda del 5%" all'interno dell'inchiesta su Mps, è stato ascoltato a Siena da un pool di magistrati che sta collaborando. Si tratta di un gruppo inedito: il pm svizzero Natalia Ferrara Micocci insieme ai procuratori senesi Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso. A fine giornata Micocci si è dichiarata soddisfatta dei risultati dell'interrogatorio; dai colleghi della procura di Siena, che hanno solo ascoltato il confronto guidato dal procuratore svizzero, è arrivato invece un no-comment. Un silenzio che si può interpretare come una scarsa valutazione della collaborazione dell'indagato. 
Il sospetto, a quanto pare, è che la reticenza di Baldassarri possa essere dovuta al fatto che la sua attività illecita si sia basata nel tempo su un'ampia rete di relazioni, e che le sue dichiarazioni possano compromettere anche altre persone coinvolte. Non a caso è stato da subito individuato, dagli inquirenti, come principale organizzatore della "banda".
I reati contestati a Baldassarri sono usciti dai confini nazionali: per quanto riguarda la procura senese, vengono studiati l'ostacolo alla vigilanza, la truffa e l'associazione a delinquere; per quanto riguarda la procura del Canton Ticino, si sta approfondendo la questione del riciclaggio. Al manager sono stati sequestrati 20 milioni in Italia e altri 14 in Svizzera. I pm hanno dunque deciso di unire le forze per ricostruire lo strano giro che avrebbe fatto il denaro incassato illecitamente da Baldassarri in oltre dieci anni, servendosi delle "creste" sui prodotti derivati sottoscritti da Mps.
Da sottolineare tuttavia che l'ex manager si trova nel carcere di Sollicciano (Firenze) per rischio di inquinamento prove e pericolo di fuga solo per l'ostacolo alla vigilanza relativamente ai prodotti derivati.
Ieri, dunque, il pm Micocci si è recata a Siena chiedendo supporto alla procura senese, che l'ha ospitata. Baldassarri ha risposto parzialmente alle sue domande, ma per i pm senesi non avrebbe spiegato abbastanza chiaramente da dove provengono i soldi sequestrati, né detto in quanto tempo li avrebbe incassati. Non ha inoltre parlato di collaboratori. Secondo quanto si apprende, Baldassarri avrebbe risposto ad un centinaio delle oltre 200 domande che gli sono state fatte dalla Micocci. 
«La situazione è ancora in evoluzione - ha spiegato il suo avvocato Filippo Dinacci - Non abbiamo fatto richiesta di scarcerazione perché il diritto svizzero è molto diverso da quello italiano. Inoltre - ha aggiunto - le risposte alle domande sui numeri sono molto complesse».
Dalla prossima settimana i magistrati senesi proseguiranno il lavoro di indagine su derivati e Antonveneta, i due filoni del maxi-dossier su Mps. Devono ancora essere messi al loro posto alcuni tasselli. In particolare, proseguiranno le ricerche relative all'altra parte della "banda del 5%", ovvero quei manager (interni ed esterni alla banca senese) che hanno scelto di utilizzare San Marino per nascondere i presunti proventi dalle commissioni illecite sui derivati. Il denaro in questo caso avrebbe preso anche la strada di un paradiso fiscale off-shore, prima di andare a San Marino e poi nella repubblica di Vanuatu, per poi rientrare nella città del Titano. Una complessa triangolazione su cui i pm vogliono vederci più chiaro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA - Sara Monaci