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Consensi per la «bad bank» di sistema

Un maggiore accesso al credito per le imprese passa anche attraverso la possibilità per le banche di smaltire i crediti in sofferenza e liberare risorse per l’economia reale

Consensi per la «bad bank» di sistema

Da Il Sole 24 Ore


Un maggiore accesso al credito per le imprese passa anche attraverso la possibilità per le banche di smaltire i crediti in sofferenza e liberare risorse per l’economia reale. E’ stato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, nel suo discorso al 21° congresso dell’Assiom Forex, a rilanciare l’ipotesi della bad bank definita “cruciale” per fare ripartire la crescita, riscuotendo il favore dei banchieri.

Un capitolo doloroso quello dei crediti in sofferenza che a novembre hanno toccato 181 miliardi di euro, aggravati dal peso della recessione economica che riduce i margini di manovra, ma che tuttavia non mettono a rischio il sistema bancario così come è successo in Spagna, Irlanda e Slovenia gli altri paesi europei dove è stata costituita la band bank. In Italia, al contrario, l’intervento così come delineato dal governatore, andrebbe nella direzione di favorire la crescita dell’economia attraverso lo smobilizzo di risorse incagliare nei bilanci delle banche.

Come potrebbe avvenite questo intervento, è stato lo stesso Visco ad elencare le condizioni della partecipazione pubblica nel rispetto della normativa europea sugli aiuti di Stato: dalla quota nel veicolo rigorosamente di minoranza, alle agevolazioni fiscali, alle garanzie «sulle attività derivanti dalla dismissione dei crediti in sofferenza». A questo proposito il meccanismo che si sta valutando sarebbe quello delle cartolarizzazioni, titoli strutturati da collocare successivamente sul mercato.

Banca d’Italia, dunque, vede con favore l'ipotesi che anche in Italia venga costituita una bad bank, a patto che l’onere non gravi sulle casse pubbliche, ma soprattutto che ci sia «il pieno coinvolgimento delle banche nei costi dell’operazione e un'adeguata remunerazione del sostegno pubblico». L’apertura di Banca d’Italia è un passaggio determinante per l’avvio del progetto che per vedere la luce deve superare numerosi passaggi dal parere del Tesoro a quello della Commissione europea. Tempi lunghi, dunque.

Il governatore Visco, intanto, raccoglie giudizi favorevoli dal mondo dei banchieri, con qualche distinguo. L’apertura a un progetto di sistema è venuta dall’ad di UniCredit, Federico Ghizzoni secondo il quale «il tema va affrontato e se ci sono soluzioni anche di sistema vanno analizzate con molta attenzione. Se si risolvono problemi di governance e quelli delle sofferenze, il mercato sicuramente ne beneficia e il consolidamento può ripartire».

Dall’hangar Bicocca dove ieri si teneva l’Expo delle idee l’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina partner finanziario dell’esposizione, ha tenuto a sottolineare che l’istituto ha «un maggior potenziale» nel procedere sulle sofferenze «in modo autonomo». Messina ha ricordato il progetto dell’istituto “Capital Light Bank” destinato al recupero dei crediti in sofferenza: «Sono convinto - ha aggiunto - che avendo un grado di copertura molto elevato, abbiamo un maggior potenziale nel lavorare sulle nostre sofferenze in modo autonomo».

Plauso alla proposta è venuto dall’ad di Mps, Fabrizio Viola («lo strumento è necessario per tutto il sistema»), all’ad del Banco Popolare Pier Francesco Saviotti, a quello di Banca Carige Piero Montani: «Per noi è importante bisogna vede come verrà fatto. In ogni caso aiuterebbe tutto il sistema italiano». Quale potrebbe essere l’impatto sull’economia al momento non è chiaro. Su un punto il presidente dell’Abi, Antonio Patualli ha voluto sottolineare di non pensare «a un regalo alle banche». Sul tema delle garanzie il numero uno dell’Associazione bancaria ha detto di essere «interessati perché rivolte alle imprese». E ha concluso: «Non chiamatela bad bank: stiamo facendo un intervento a favore dell’economia, non un salvataggio del sistema bancario».